Qual è il tuo stile? E le conseguenze del ” fast fashion”
Quando sono arrivata a Milano per studiare allo IED, la prima domanda che mi ha fatto una collega di corso giapponese, non è stata come ti chiami, da dove vieni bensì: qual è il tuo stile? Sinceramente avevo trovato folle… che cavolo di presentazione snob e futile può essere questa?
Comunque questa domanda è rimasta dentro di me senza una risposta e negli anni è cresciuta come una valanga.
Negli ultimi 20 anni il consumo di vestiti è cresciuto del 500%, l’industria della moda rimane indietro soltanto all’industria petrolifera, come più inquinante e d’impatto ambientale. Il fast fashion responsabile della crescita dei lavoratori sfruttati e senza diritti, ci regala la possibilità di avere tutti i capi che vogliamo ad un prezzo scontatissimo! E se ci ritroviamo un guardaroba pieno zeppo di capi che neanche si abbinano tra di loro, chi se ne frega… possiamo buttarli o meglio donarli, contribuendo ancora di più ad inquinare paesi come Haiti, con i nostri straccetti da 20/30 euro.
Si lo so, il mio blog precedente si chiamava stylist low cost e avevo l’intento di creare look “meravigliosi” abbinando H&M e Zara. Dunque ecco la risposta: il mio stile é illusione, inconsapevolezza, vittimismo e pigrizia.
La nostra inconscia ansia apocalittica, tutta questa paura del futuro segnato da Isis, distruzione del pianeta, crisi politica non fa altro che aumentare il nostro consumismo, cercando l’immortalità nell’accumulo e nella terapia dell’ acquisto…. e se non abbiamo abbastanza soldi per comprare certezze, come una casa o qualità vera nel tempo libero, ci illudiamo nella soddisfazione di un nuovo look, ogni settimana a prezzo scontatissimo.
Consiglio:
Il film documentario: “The True Cost” di Andrew Morgan. Le storie delle persone che producono i nostri abiti e l’impatto dell’industria della moda sul Pianeta.
Come costruire uno stile personale?
Credo che più dell’aiuto di uno stylist, serva una seduta dal terapeuta. Avere un stile vuol dire gridare al mondo chi sei davvero. Ma sai chi sei? Ci vuole tempo, ricerca e coraggio. E tutto questo esclude la compulsività, il rincorrere tutte le tendenze, lo stile è personale e si rafforza con il tempo. Questo dialogo intimo ti avvicina, anche, all’origine di quello che indossi, perché sei alla ricerca della bellezza ed essa non esiste in un capo cucito in baracche pericolanti nel Bangladesh o nella stoffa che ha inquinato interi villaggi, per essere prodotta.
Si, lo so, “la vera” moda costa troppo e l’omologazione da quel senso di protezione , di normalità … è quella tisana allo zenzero, rassicurante… e quando vedi il successo anzi, la resurrezione di Iris Apfel, rimani li ,un po’ incredula. Il successo di Advanced Style ti fa sorridere e, alcune volte, anche ridere …forse ci vorrebbe un bicchiere di Negroni per noi tutte.
Per sfuggire al low cost, senza dovere per forza fare un mutuo, magari dobbiamo riscoprire la vecchia sarta o ricercare nuovi designer. Si è vero, richiede tempo e voglia, tuttavia non si sta parlando soltanto di vestirsi ma di un viaggio. Dobbiamo ricordare che scegliere cosa indossare, rimane una delle nostre ultime libertà.
La moda post- apocalittica : tenebre e luce
Il legame della moda con la distruzione e rinascita, la storia post apocalittica è profonda e non soltanto socio-politico. è stata la base ispiratrice di tanti designers, con lo stile post atomico di Yohji Yamamoto, Alexander McQueen , Jackie Fraser, Jean Paul Gaultier . Ispirando intere collezione come : Chanel Haute Couture, collezione autunno-inverno 2013/2014, Moschino collezioni Autunno Inverno 2016-17, o la collezione autunno-inverno 2016-2017 di Philipp Plein, che sceglie di raccontare un futuro alla Mad Max. Fino alle polemiche sfilate/installazione di Rick Owens , celebre per il suo stile post-apocalittico, durante la Paris Fashion Week 2016 , in cui le modelle indossano altre modelle come se fossero abiti. Per concludere con la rinascita degli abiti futuristici e scultorei, della stilista olandese Iris Van Herpen, pioniera dell’alta moda in 3D.
Il cinema post- atomico
Il successo di Mad Max Fury Road ha riportato in auge uno dei generi piu’ affascinanti, deliranti e liberi da regole che la cinematografia abbia mai creato: il Post Atomico.
Non starò qui ad annoiarvi con la nascita e la morte del filone(chi fosse interessato ad approfondire può leggere, ad esempio, il bellissimo Apocalypse Italia di M.Sansiveri).
Piuttosto vorrei concentrarmi sulle mille possibilità drammaturgiche e spettacolari che esso offriva, pur disponendo spesso di budget modestissimi.
Nella post Apocalisse tutto può accadere: mutanti mostri, corporazioni che calpestano poveracci pur di arricchirsi, deserti radioattivi, fogne abitate da disperati di ogni sorta.
La bomba, con la sua forza distruttrice, ha permesso a registi, sceneggiatori e costumisti la libertà di creare, puntando tutto su estro ed inventiva.
Autori come Castellari, Massacesi, Martino (ed i loro collaboratori!!!) sapevano trasformare un copertone di gomma in un vestito, un go kart in auto futuristica, un capannone dismesso in luogo misterioso e ricco d’insidie.
Le pellicole di Miller (i Mad Max con Gibson), il Fuga da New York di Carpenter disponevano di risorse che i nostri autori non avevano,tuttavia quest’ultimi contavano sulla forza motrice del cinema italiano di genere del passato: l’idea, la trovata unita all’arte d’arrangiarsi.
Il tutto miscelato per raggiungere, spesso, qualcosa di livello più che dignitoso.
Il deserto post atomico si può rappresentare in locations splendide, con effetti e fotografie da Oscar come fa Miller ….ma, anche, in una cava abbandonata alle porte di Roma,visto che il denaro può limitare molte cose ma non la creatività.
Questo, per me, rappresenta la vera forza del genere: la possibilità per ogni autore di rappresentare, anche con pochissimo, qualcosa di personale e unico.
Tutti gli abiti sono dello stilista Iran Santos.
Il libro Apocalypse Italia di M.Sansiveri, lo trovate da Thrauma
Questo articolo è disponibile anche in: Portoghese, Brasile Inglese
12 comments
little fairy fashion
Bellissimo post e foto! Kiss
Ti aspetto sul mio blog http://www.littlefairyfashion.com
Maura Migliorini
Grazie
Maggie Dallospedale
Foto meravigliose.
un bacione
Maggie Dallospedale Fashion diary – Fashion blog
Maura Migliorini
Grazie Maggie
Elisa Bellino
Che articolo succoso e pieno di riflessioni calzanti con la contemporaneità, ci sei riuscita hai fatto una fotografica realistica della situazione, siamo dipendenti dal consumo compulsivo-benefico, non si può uscire facilmente da questo… Davvero brava , anche le foto spettacolo.
bacioni
Maura Migliorini
Grazie davvero, venendo da te vale il doppio, anzi, il triplo! Un bacione.
Federica Di Nardo
Davvero un ottimo concept!
The Cutielicious
http://www.thecutielicious.com
Federica
Maura Migliorini
Grazie mille!
Carrie
wow amazing pics, great look
http://carrieslifestyle.com
Maura Migliorini
Thank you ❤️