Ricominciare a 40 anni, come si fa? Questa domanda me l’ ha fatto una lettrice commentando il mio post ” Paura di invecchiare?Tranquilla,15 donne ispiratrici” dove raccontavo di 15 donne che hanno fatto della maturità il loro punto di forza. Questa lettrice mi ha fatto notare che molte di queste donne hanno avuto a che fare con il successo prima, o comunque si sono realizzate con progetti e carriere che hanno coltivato in qualche modo da tempo. E mi chiedeva, come si possa cambiare rotta e rinascere a 40 anni o anche a 50.
Ho risposto che tante volte cerchiamo lontano e molto spesso la risposta è quella vicina a noi, che facciamo finta di non vedere. La sua domanda è anche la mia e ho risposto seguendo le sensazioni che ho. Anch’io sono arrivata ai 40 anni con la sensazione che tutto fosse più o meno fuori posto, e con l’ esigenza e dovere verso me stessa di almeno provare a riempire queste lacune con più verità.
Si, perché credo pienamente che si possa iniziare una nuova vita a 40 anni, a 50 e a tutte l’età. Non credo che esista un’ età per essere maturi e avere piena consapevolezza di se stessi. Ho incrociato nella vita tanti anziani che si comportavano peggio dei bambini e ragazze più giovani di me che mi hanno insegnato tanto. Non si deve avere paura d’imparare da chi è più piccolo di noi e non dobbiamo prendere sempre chi ha vissuto di più come la bocca della verità.
Ma, la domanda era come si fa a ricominciare a 40 anni una nuova vita? Sono andata a cercare chi è riuscita a cambiare completamente la sua storia, anzi, l’ha usata come forza motrice per una nuova vita piena d’arte.
Ho invitato la pittrice Rosy Locatelli, in arte RosLoca a raccontare la sua storia, come sia riuscita a cambiare rotta, da una vita con tante delusioni e momenti di smarrimento fino a diventare un’artista di crescenti successi e vivere della sua arte.
RosLoca si può ricominciare a 40 anni una nuova vita?
Si!
Mi chiamo Rosy Locatelli e sono nata in Brasile nel 4 di marzo del 1969. Sono una donna testarda e il riflesso nello specchio di mia madre. Sono nata in una famiglia numerosa, mia mamma ha avuto 7 figli e i 10 primi anni di matrimonio con mio padre sono stati belli, ma, con gli anni, la responsabilità e difficoltà di mantenere una famiglia così grande, ha fatto cambiare comportamento a mio padre, voleva essere libero e non aiutava a più a mantenere la famiglia.
Era un eccellente falegname, costruiva chitarre che suonava, era un artista, e la vita a che era destinato per lui era un inferno. Trovava lavoro nelle fattorie e dopo lasciava tutto il lavoro sulla spalle di mamma, che oltre a dover occuparsi della casa e di noi, faceva anche i lavori pesanti in campagna. Molte volte nelle nuove fattorie in cui lui trovava lavoro fino a che durava, noi dormivamo per terra, mamma cercava sempre di trovare un modo di far diventare quella situazione meno dura e infelice per noi, sembrava una maga, sempre alla ricerca di una soluzione.
Ma, come già ho detto prima, sono una donna testarda e forte esattamente come la mia mamma, che un giorno non sopportando più quella situazione umiliante per lei e per noi, ha preso tutti, i suoi sette figli e siamo scappati a Sao Paulo. Ogni volta che mi trovo in una situazione difficile, mi ricordo dell’esempio di coraggio di mia madre.
Anche se con difficoltà lei è riuscita a lavorare e a crescere da sola i suoi 7 figli, senza nessun lusso, ma mai senza farci mancare il necessario e siamo tutti riusciti a fare le nostre vite.
Nel 2003 una amica di infanzia che si era trasferita in Italia e viveva a Ferrara mi ha fatto una proposta di lavoro come baby-sitter del suo bambino che era appena nato. In Brasile avevo una vita abbastanza tranquilla, ero proprietaria di un piccolo baretto, avevo la mia moto, una vita normale. Anche se avevo 34 anni, l’idea di cambiare paese e iniziare una nuova vita mi ha sedotta, ho venduto tutto quello che avevo, ho comprato il biglietto, pagato i miei debiti e sono partita per questa avventura nel paese di origine dei miei nonni che erano italiani emigrati in Brasile. Dopo aver liquidato tutti i debiti, sono rimasta con pochissimi soldi, ma, mi sentivo tranquilla, poi a ricevermi era una persona che conoscevo da una vita e di cui fidavo completamente.
Non ci è messo tanto per capire che le persone cambiano, la ragazza non si comportava come mi aspettavo, non era più la mia cara amica d’infanzia.
Oltre a guardare il suo bimbo, pulivo, cucinavo e stiravo. Lei ha iniziato a non pagarmi più e sono praticamente diventata una schiava. Mi ero molto affezionata al bambino, la sua mamma era molto spesso lontana per lavoro, passavo con lui tutto il giorno e quante volte ho ballato con lui in braccio piangendo e non sapendo come uscire da quella situazione. Avevo vergogna a chiedere aiuto alla mia famiglia che mi aveva sconsigliato di lasciare tutto in Brasile e partire.
Ero clandestina e non conoscevo nessuno a cui chiedere aiuto, mi sentivo persa, scoraggiata e stanca. Ho passato 3 anni in quella difficile situazione e anche se mi faceva male al cuore sapevo che dovevo lasciare quella casa e anche quel bimbo che con me aveva imparato tutto e tanto amavo.
Un giorno ho chiamato mia madre e ancora una volta nascondendo la situazione in cui mi trovavo per la vergogna, le ho solo chiesto se poteva inviarmi un po’ dei maglioni che lei faceva per venderli. Quando sono arrivati, ho iniziato a vendere porta a porta e così a conoscere le persone.
Piano piano mi sono informata sulla cittadinanza cui avevo diritto poiché ero nipote di italiani, e poi ho conosciuto altre ragazze brasiliane, ho iniziato a cucinare salatini del nostro paese per vendere e, a mettere un po’di soldi da parte.
Nel 2006 ho preso la grande decisione e sono uscita di quella casa, ho sofferto molto ad allontanarmi dal bimbo, ma era ormai una situazione insostenibile.
Sono riuscita a prendere un piccolo appartamentino con un’altra ragazza brasiliana. Questo appartamento era messo malissimo, tutto rotto , aveva una scala che era pericolante. Piano piano ho iniziato a sistemare questa casa, ho iniziato dalla scala, ho comprato le tavolette di legno, limavo, tagliavo, ho comprato chiodi in inox che non arrugginissero e sinceramente è venuta bene.
La mia vicina in quella nuova casa mi diceva sempre che voleva iniziare dipingere e così per gioco un giorno comprammo un po’ di tele e iniziammo a colorare così come ci veniva, per puro divertimento. Quelle 5 tele che ho dipinto le ho messe nell’armadio. Ma, ho iniziato a dipingere i muri di casa, tutti colorati, ognuno d’ un colore e ogni settimana cambiavo, un giorno rosso ciliegia, un altro arancione… Un amico che era venuto a visitarmi mi ha regalato una tela e più colori. Da li ho iniziato a seguire dei tutorial su youtube, provavo a copiare Van Gogh e altri pittori.
Dopo qualche tempo ho cambiato coinquilina e la nuova ha detto che però quella casa sembrava un carnevale e che era tutto troppo colorato, non lo so, mi sono sentita offesa in qualche modo, ho dipinto tutto di bianco e ho smesso quasi di dipingere.
La nostra convivenza da subito è diventata pessima, litigavamo per tutto e lei ha iniziato a derubarmi, il peggio era che me ne accorgevo, ma, non avevo più voglia di litigare, lei stava cercando di andare via e preferivo aspettare quella data. Avevo la mia autostima molto bassa, lei che era molto più giovane si divertiva a ricordarmi sempre che ero “vecchia” e grassa.
Quando questa ragazza è riuscita a trovare un’altra casa e è andata via, mi sono promessa di vivere da sola e re-iniziare a dipingere. Ogni tanto prendevo coraggio e postavo su Facebook i miei quadri, ma raramente, avevo vergogna di farli vedere. I miei quadri sono quelli d’una autodidatta, e raccontano molto di me.
E cosi ho continuato a dipingere per me. per anni, incessantemente, ogni li tanto facevo vedere a qualche amico intimo, fino al giorno in cui ho conosciuto, nel 2014, il pittore Carlo Andriolli (Alo), che è stato il primo professionista a vedere i miei quadri e mi ha detto di cercare una galleria. Ma, non avevo assolutamente coraggio, non ero convinta delle cose che dipingevo, tutto quell eccesso di colore, molti dei miei quadri dopo il disegno, li coprivo con carta da cucina e poi tornavo a dipingerci sopra, e così ripetitivamente, con questa tecnica ho creato la “donna pensierosa”, ma, non vedevo quella come arte.
Da li ho iniziato a inserire altri materiali nelle mie tele, cosi come nella vita, ho bisogno di cambiare sempre, non mi attengo solo all’astratto, devo anche inserire disegni che raccontano la mia storia. Ho capito che per le idee non esiste fine, una cosa porta all’altra in una storia infinita.
Per due anni Carlo ha insistito per far vedere i miei quadri a un gallerista e solo nel 2016 ho accettato in far vedere il mio lavoro a Paolo Orsatti. Ero impietrita, anche se dipingere era ormai fondamentale per la mia esistenza, non credevo di avere talento e che potesse piacere davvero a qualcuno.
All’inizio Paolo ha guardato i miei lavori con sufficienza, mi ha detto che ero brava pero’ senza un stile definito, che sembravano quadri dipinti da varie persone diverse e non da un’ unica persona. E che dovevo insistere nello stile della donna pensierosa.
Poi ha riconsiderato le tele e acetato per fare una mostra con alcuni dei miei quadri, era l’inizio del 2016 e ho venduto subito 6 tele. Da li la mia vita è cambiata. In cosi poco tempo ho già venduto tanti quadri, mi emoziona pensare che ho opere mie in Belgio, alle Canarie, New York. Ho vinto 5 premi alla Galleria Maison D’Art. Sono piena di proposte interessanti e so che questa nuova vita sta appena iniziando e ho soltanto 48 anni.
Il mio consiglio è non vivere per vivere, ma, cercare sempre qualcosa di nuovo, dobbiamo lasciare sempre qualcosa di nostro agli altri senza risparmiarci mai. E dobbiamo rischiare senza paura dei pregiudizi altrui. Come dice mi mamma, la vita è bella e va vissuta pienamente.
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